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Di ogni quotidiano è possibile consultare il pdf contenente la testata nazionale e di seguito le principali redazioni locali, variabili nel tempo.

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    L’Avvenire d’Italia online

    All’interno del vasto e complesso movimento cattolico che trovava espressione nell’Opera dei Congressi, nasceva nelle ex legazioni di Romagna un quotidiano che aspirava a essere voce del movimento cattolico della regione. I due promotori erano il bolognese Giovanni Acquaderni (1839-1922) e il ferrarese Giovanni Grosoli Pironi (1859-1937). Si trattava del tentativo di svolgere un lavoro regionale che superasse i campanilismi diocesani e si rendesse efficace sul piano nazionale, e al contempo fosse in grado di tenere testa alla stampa liberale da una parte, e all’insorgere del socialismo dall’altra. Negli intenti dei promotori, il nuovo giornale non doveva essere un mero portavoce dell’Opera dei Congressi; al contrario entrambi, stampa e movimento, avrebbero dovuto contribuire con le caratteristiche proprie a diffondere e consolidare le posizioni cattoliche.

    Da una lettera di Acquaderni a mons. Radini Tedeschi del 16 novembre 1894, apprendiamo che fu l’arcivescovo di Bologna, card. Domenico Svampa, a incaricare Acquaderni dell’impresa. Il porporato bolognese pensava inizialmente a un ampliamento e potenziamento del già esistente quotidiano l’Unione, mentre altri vescovi della regione pensavano a un nuovo giornale. L’Unione, infatti, che si identificava ormai col suo direttore Venturoli, era sì un giornale fedelissimo al magistero, ma senza ormai nessuna incidenza politica e con pochissimi lettori. Il coinvolgimento di Grosoli nell’iniziativa, e soprattutto l’entusiastico sostegno dell’arcivescovo di Ferrara, il card. Egidio Mauri, portò a far prevalere l’ipotesi del rinnovamento e della creazione di una testata ex novo, ottenendo anche il sostegno morale e concreto di Leone XIII. Morto il card. Mauri nel 1896, fu Svampa a prendere le redini dell’iniziativa, portandola avanti con fedeltà e determinazione.

    Oltre a superare le divergenze di impostazione e le resistenze interne al mondo cattolico, era indispensabile dotare il giornale di una solida autonomia economica. Su entrambi i piani, il modello indiscusso a cui ispirarsi era l’Eco di Bergamo, diretto da Medolago Albani, il quale fu convinto e operoso sostenitore dell’iniziativa romagnola. Una circolare dell’episcopato regionale del 1° ottobre 1895, indirizzata al clero, ma diretta a tutti i fedeli, sollecitava un sostegno concreto e fattivo di tutto il mondo cattolico all’erigenda testata cattolica. La fondazione del giornale, tuttavia, si rivelò impresa tutt’altro che facile, e solo il 1° novembre 1896 poté vedere la luce il primo numero, con il titolo di Avvenire. A dirigere il nuovo quotidiano fu chiamato il marchese Filippo Crispolti (1857-1942), già redattore capo dell’Osservatore Romano dal 1890 al 1895. Quella di Crispolti fu una direzione di prestigio e valse a dare consistenza alla linea del giornale, che corrispose pienamente alle esigenze di rinnovamento della direzione dell’Opera dei Congressi espresse da Grosoli e da Acquaderni. Tuttavia, solo nel 1902 con il passaggio di timone da Crispolti a Rocca d’Adria (pseudonimo di Cesare Algranati), e il cambiamento significativo della testata da Avvenire in Avvenire d’Italia, il giornale trovò una maggiore unità di indirizzo e una risonanza di respiro nazionale, che mantenne fino alla sua chiusura nel 1968.

    NOTA

    La digitalizzazione dell’intera collezione dell’Avvenire d’Italia è stata possibile grazie al finanziamento della Conferenza Episcopale Italiana (fondi dell’8×1000), ed è stata eseguita dalla ditta DATAArchivi di Padova.